Il secolo dell’Asia scuote l’imperialismo europeo in tutte le sue espressioni, ma ritardi e fragilità politiche italiane determinano a Roma oscillazioni più ampie. È qui che si pone la questione dei nuovi termini dello squilibrio italiano. Dopo il collasso dei vecchi partiti negli anni Novanta, si è aperta in Italia una seconda stagione di trasformismo di massa, che ha cambiato i connotati alla politica romana, tra piazzate, sceneggiate e dosi massicce di cialtroneria. Una vera e propria commedia all’italiana, i cui tratti farseschi risultano però deformati dal ringhio securitario e xenofobo del governo della paura Lega-Cinquestelle. Il “laboratorio” italiano vede oggi al governo l’esperimento di due partiti su cui grava l’ombra di una collocazione europea come minimo ambigua. Stando ai primi mesi di governo, certe sparate antieuropee si confermano essere manifestazioni di avventurismo e dilettantismo più che effettive indicazioni di marcia. In fondo persino il «ricatto della debolezza» italiano, tra i retaggi da «imperialismo straccione», può essere ricondotto alla regolarità di un’Italia abituata da sempre a contrattare sconti e dilazioni con la UE.
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