Il 28 settembre 1864, a Londra, nasceva l’Associazione Internazionale degli Operai. Nell’Indirizzo inaugurale, vero primo atto fondante dell’Internazionale, Marx riconosceva ai salariati del mondo il possesso di «un elemento di successo, il numero. Ma i numeri pesano sul piatto della bilancia solo se l’organizzazione li unisce e la conoscenza li guida». Insieme ribadiva il «dovere di penetrare nei segreti della politica internazionale» pena «il fallimento complessivo dei loro tentativi sconnessi». Oggi riandare alla storia della Prima Internazionale vuol dire anche far propri quei moniti, tanto più pressanti in un’epoca in cui l’irruzione dei giganti asiatici è alla base di un impressionante ritmo mondiale di crescita dei salariati ma anche di una rinnovata contesa tra le potenze per nuove spartizioni del mondo.
The International Working Men’s Association was founded in London on the 28th September, 1864. In the Inaugural Address, its first actual founding document, Marx acknowledged that the world’s workers possessed “one element of success – numbers; but numbers weigh in the balance only if united by combination and led by knowledge”. He insisted that the working classes had “the duty to master themselves the mysteries of international politics”, otherwise they would be chastised by “common discomfiture of their incoherent efforts”. Turning back to the history of the First International today means accepting these warnings, even more pressing in an age in which the rise of the Asian giants is causing an impressive increase in the numbers of wage workers, but also a new contest among the powers for new world divisions. |